29 novembre 2011

Avatar di James Cameron

Si dice che d’ora in poi nella storia del cinema si parlerà di un "ante-Avatar" e di un "post-Avatar". Di certo quasi tutte le storie possibilmente immaginabili sono state raccontate sul grande schermo (se si parla di linee portanti della narrazione), quindi la definizione di apertura ("post e ante Avatar") può riferirsi ad un solo aspetto: quello tecnico. La tecnologia con cui è stato realizzato "Avatar" è già un punto di partenza di tanti film del presente e lo sarà sempre più per quelli del futuro, così come lo sono stati la trilogia di "Il signore degli anelli" (2001) e "Jurassic Park" (1993). Se vi dicessimo che la novità è il 3d potreste obiettare che è già da tempo che arrivano film su grande schermo arricchiti da questo rinnovato formato. La ragione però è che, nonostante Cameron sia stato con "Avatar" il primo regista a lavorare sul nuovo 3d, mentre realizzava il suo film le scoperte tecniche sono state così frequenti e così qualitativamente alte, che ha preferito rimandarne l’uscita per renderlo visivamente più affascinante di quanto già non fosse. Dalla scrittura della sceneggiatura all’uscita di "Avatar" sono passati tredici anni e nel frattempo molte produzioni hanno utilizzato gli studi fatti dalla troupe di Cameron per realizzare film con meno pretese, ma sempre in 3d. Cameron è un ambizioso, quando vinse undici Oscar per "Titanic" (record sia di statuette che di incassi della storia del cinema) disse "Sono il re del mondo". Presuntuoso? Senza dubbio. Ma ben vengano i presuntuosi quando spingono più in là i limiti dell’arte. Cameron è stato uno dei primi registi, assieme a Peter Jackson e Robert Zemeckis, a lavorare sulla "performance capture" (la tecnica che cattura, attraverso dei sensori, le espressioni del viso di un attore e le riporta su di un personaggio virtuale, come Gollum o le figure di "Polar express" ad esempio) e il risultato è che oggi come oggi non ci sono più limiti ai movimenti della macchina da presa o alle azioni di un attore. Tutto è possibile, ogni scenografia è ricreabile e la si può indagare in lungo e in largo. Certo, servono i soldi, ma per Hollywood questo non è un problema, anche perché il lavoro da apripista fatto da Cameron abbasserà i costi futuri di chi vorrà investire in queste tecnologie.

Avatar nasce da queste premesse e non solo. Così come lo spettatore è invitato a indossare gli occhialetti ed entrare in un nuovo tipo di cinema, così la storia raccontata ha al suo centro il viaggio di un uomo dentro un nuovo mondo d’immagini e colori. Il marine dell’esercito che comanda a distanza un "Avatar", ovvero un umanoide tale e quale alle figure che abitano il pianeta di Pandora, compie un analogo percorso a quello dello spettatore con le lenti davanti gli occhi. Insomma, Cameron non si limita a utilizzare la tecnologia, ma la racconta. Il bello è che allo stesso tempo la trama da lui narrata è più che mai vicina al mito del buon selvaggio: il progresso portato dagli umani è identificato con il male. I buoni sono invece i neo-indiani Na’-vi, creature in pace con quella natura da cui traggono forza e benessere. Spettacolo, dramma, avventura, patriottismo, fantascienza e fantasy: dentro "Avatar" c’è un po’ di tutto, persino un finale alla Shrek. Forse la lunghezza è eccessiva per un racconto che scopre ben presto le proprie carte, ma la capacità di Cameron di immaginare e ricreare non solo un intero mondo e le sue creature, merita qualche minuto in più anche di semplice osservazione. Ne paga l’aspetto emozionale della pellicola: si entra in Pandora, ma non nei suoi personaggi, almeno non fino in fondo. Non si può però pretendere tutto: per fortuna il cinema ha ancora margini per migliorare sé stesso e non è detto che debbano essere per forza in 3d.



La frase: "Io ti vedo".




Andrea D'Addio




pubblicata qui: http://filmup.leonardo.it/avatar.htm

2 commenti:

  1. Dunque, dunque... I miei informatori francesi l'hanno visto un mese fa e ne sono stati più che entusiasti. Non sapevo che Cameron ci avesse lavorato su così tanto tempo ma non sarebbe stato questo il fattore determinante per spingermi a vederlo, così come non lo sarà nè la mia passione per l'animazione (e mi costa dirlo), nè il 3d (ne ho già fatta una scorpacciata da quando s'è diffuso in Italia).
    Quello che mi incuriosisce è il fattore "money", come anche tu hai sottolineato... Perchè voglio proprio vedere tutta 'sta barca di soldi dove e come è stata impiegata, mi guarderò pixel per pixel a costo mettere un attimino da parte la trama.

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  2. Sono stata torturata da un amico per mesi, con 'sta storia di "DOBBIAMO ANDARE A VEDERE AVATAR!!!"
    Non avete idea.
    E insomma, l'ho visto... stato detto di tutto in giro, non mi dilungo, in ogni caso è veramente "vivo" ^^

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